L’altro giorno mi sono divertito a leggere una critica de “L’incoronazione”, (qui in Italiano) nella quale l’autore era assai certo del fatto che io fossi un teorico del complotto. Era così convincente che io stesso ci ho quasi creduto.
Ma che cos’è la teoria del complotto? A volte è un termine con cui si etichetta chiunque metta in discussione le autorità, manifesti il dissenso nei confronti dei paradigmi dominanti, o creda che degli interessi nascosti influenzino le istituzioni al potere. In quanto tale, è un modo di reprimere il dissenso e intimidire chi cerca di opporsi agli abusi del potere. Non c’è bisogno di abbandonare il pensiero critico per credere che le istituzioni potenti a volte colludono, cospirino, insabbino e siano corrotte. Se questo è ciò che si intende per teoria del complotto, ovviamente alcune di queste cose sono vere. Qualcuno si ricorda di Enron? Iran-Contra? COINTELPRO? Vioxx? Le armi di distruzione di massa irachene?
Durante il periodo del Covid-19, è emerso un altro livello di teoria del complotto che va ben aldilà di storie specifiche di collusione e corruzione, che ipotizza il complotto come principio esplicativo principale per il funzionamento del mondo. Giustificabili o meno che siano, la chiusura, la quarantena, la sorveglianza ed il monitoraggio, la censura della disinformazione, la sospensione della libertà di aggregazione, di altre libertà civili e così via sono a tutti gli effetti risposte autoritarie. Alimentata da tali risposte, questa mega teoria cospiratoria sostiene che un’élite malvagia e affamata di potere abbia appositamente creato la pandemia, o almeno la stia sfruttando spietatamente, per spaventare la gente comune e indurla ad accettare un governo mondiale totalitario, definito come un Nuovo Ordine Mondiale (NOM), che sottostà ad una legge marziale medica permanente. Inoltre, questo gruppo malvagio di massoni manovrerebbe i fili di tutti i principali governi, delle multinazionali, delle Nazioni Unite, dell’OMS, del Centro per la prevenzione ed il controllo delle malattie, dei media, dei servizi segreti, delle banche e delle ONG. In altre parole, dicono che tutto quello che ci viene detto è una menzogna e il mondo è in preda al male.
E dunque, cosa penso io di questa teoria? Penso che sia un mito. E che cos’è un mito? Un mito non è una fantasia o un’illusione. I miti sono veicoli di verità, che però non vanno necessariamente interpretati in maniera letterale. I miti classici greci, ad esempio, sembrano meri racconti romanzati finché non li si decodifica, associando ogni Dio a forze psicosociali. In questo modo, i miti portano le ombre alla luce, rivelando ciò che è stato tenuto nascosto. Prendono spunto da una verità sulla psiche umana o sulla società e la trasformano in una storia. La veridicità di un mito non dipende dal fatto che il suo contenuto sia oggettivamente verificabile. Questa è una delle ragioni per cui ne “L’incoronazione” ho accennato al fatto che il mio scopo non è quello di sostenere o respingere la narrazione complottistica; è piuttosto quello di focalizzarmi su ciò che essa mette in luce. Dopotutto, non è né dimostrabile né confutabile.
Cosa c’è di vero nel mito del complotto? Aldilà del suo significato letterale, trasmette informazioni importanti che ignoriamo, a nostro grande rischio e pericolo.
In primo luogo, dimostra in maniera sconvolgente quanto il pubblico sia alienato dalle istituzioni. In tutte le battaglie politiche del periodo del dopoguerra, c’era se non altro un ampio consenso sui fatti basilari e su dove reperirli. Le principali istituzioni di produzione della conoscenza, ossia la scienza ed il giornalismo, godevano di un’ampia fiducia pubblica. Se il New York Times ed il telegiornale dicevano che il Vietnam del Nord aveva attaccato gli Stati Uniti nel Golfo di Tonchino, la maggior parte della gente ci credeva. Se la scienza diceva che l’energia nucleare e il DDT erano sicuri, la maggior parte della gente ci credeva. In certa misura quella fiducia è stata ben guadagnata. I giornalisti a volte sfidavano gli interessi dei potenti, come nel caso della denuncia di Seymour Hersh sul massacro di My Lai, o del reportage di Woodward e Bernstein sul Watergate. La scienza, all’avanguardia nella continua marcia della civiltà, aveva la reputazione di cercare oggettivamente la conoscenza, sfidando le autorità religiose tradizionali, così come la reputazione di disprezzare altamente gli interessi politici e finanziari.
Oggi è svanito questo ampio consenso di fiducia nella scienza e nel giornalismo. Conosco diverse persone altamente istruite che credono che la terra sia piatta. Definendo ignoranti i terrapiattisti e le decine di milioni di persone che aderiscono a credenze alternative meno estreme (storiche, mediche, politiche e scientifiche) confondiamo il sintomo con la causa. La loro perdita di fiducia è un chiaro sintomo di quanto tali istituzioni abbiano perso la meritata fiducia. Le nostre istituzioni di produzione della conoscenza hanno tradito ripetutamente la fiducia del pubblico, e lo stesso hanno fatto le nostre istituzioni politiche. Ora molte persone non credono loro neanche quando dicono la verità. Dev’essere frustrante per il medico, lo scienziato, o il funzionario pubblico scrupoloso. A loro sembra che il problema sia un pubblico impazzito, una marea crescente di irrazionalità anti-scientifica che mette in pericolo la salute pubblica. La soluzione, in questa prospettiva, sarebbe quella di combattere l’ignoranza. È come se l’ignoranza fosse un virus (ho già sentito questa frase in effetti) che dev’essere controllato attraverso lo stesso tipo di quarantena (ad esempio, la censura) che applichiamo al coronavirus.
Ironia della sorte, un altro tipo di ignoranza pervade entrambi questi sforzi: l’ignoranza del terreno. Qual è il tessuto malato sul quale il virus dell’ignoranza può crescere? La perdita della fiducia nella scienza, nel giornalismo, e nel governo riflette una lunga corruzione: la loro arroganza e il loro elitarismo, la loro alleanza con gli interessi aziendali e la loro repressione istituzionalizzata del dissenso. Il mito del complotto incarna la realizzazione di una profonda disconnessione tra le posizioni pubbliche dei nostri leader e i loro reali piani e motivazioni. Parla di una cultura politica che è poco chiara per il cittadino ordinario, un mondo di segreti, di apparenza, di pubbliche relazioni, di propaganda, di percezione, di punti di discussione, di gestione della percezione, di gestione della narrazione, e di guerra informatica. Non c’è da stupirsi del fatto che la gente sospetti che ci sia un’altra realtà che opera dietro le quinte.
In secondo luogo, il mito della complotto dà una forma narrativa a un’intuizione autentica, cioè che un potere non umano governi il mondo. Quale potrebbe essere questo potere? Il mito del complotto lo individua in un gruppo di esseri umani malvagi (che prendono ordini, a seconda delle versioni, dagli extraterrestri o da entità demoniache). Qui c’è una specie di agio psicologico, perché ora c’è qualcuno a cui dare la colpa in una narrazione familiare di “noi-contro-loro” e una psicologia fondata sul modello “vittima-perpetratore-soccorritore”.
In alternativa, potremmo localizzare il “potere non umano” in sistemi o ideologie, non in un gruppo di cospiratori. Questo è meno gratificante psicologicamente, perché non possiamo più identificarci facilmente con il bene che combatte il male: dopotutto, noi stessi partecipiamo a questi sistemi, che pervadono tutta la nostra società. Non possiamo sradicare sistemi come il sistema finanziario basato sul debito, il patriarcato, la supremazia dei bianchi, oppure il capitalismo, combattendo contro i loro amministratori. Loro creano ruoli che i malfattori ricoprono, ma i malfattori sono funzionari; sono burattini, non burattinai. L’intuizione di base delle teorie del complotto, cioè che coloro che crediamo detenere il potere non siano che burattini del reale potere nel mondo, è quindi vera.
Un paio di settimane fa ero al telefono con una persona che aveva una posizione di rilievo nell’amministrazione Obama e che ancora frequenta circoli d’élite. Mi ha detto: “Non c’è nessuno alla guida dell’autobus”. In realtà sono rimasto un po’ deluso, perché c’è davvero una parte di me che vorrebbe che il problema fosse un gruppo di meschini cospiratori. Perché? Perché allora i problemi del nostro mondo sarebbero abbastanza facili da risolvere, almeno in linea di principio. Basta dire chi sono i cattivi ed eliminarli. Questa è la formula prevalente di Hollywood per correggere i torti del mondo: un eroico campione affronta e sconfigge il cattivo, e tutti vivono felici e contenti. Hmm, questa è la stessa formula di base che consiste nell incolpare i germi per i problemi di salute e ucciderli con l’arsenale della medicina, in modo che possiamo vivere una vita sana e sicura per sempre, o uccidere i terroristi e murare gli immigrati fuori dai nostri paesi e rinchiudere i criminali, tutto ancora in modo da poter vivere vite sane e sicure per sempre. Stampate dallo stesso modello, le teorie del complotto attingono a un’ortodossia inconscia. Provengono dallo stesso pantheon mitologico da cui provengono i mali sociali contro cui protestano. Potremmo chiamare questo pantheon Separazione, e uno dei suoi motivetti principali la guerra contro l’Altro.
Questo non vuol dire che non esistano i germi o il complotto. Watergate, COINTELPRO, Iran-Contra, la droga di Merck Vioxx, la copertura esplosiva di Ford di Pinto, la campagna di corruzione di Lockheed-Martin, la vendita di sangue contaminato da HIV da parte di Bayer e lo scandalo Enron dimostrano che i complotti che coinvolgono le élite potenti accadono. Nessuno di questi è però un mito: un mito è qualcosa che spiega il mondo; è misteriosamente più grande di se stesso. Pertanto, la teoria del complotto sull’assassinio di Kennedy (che, indubbiamente a costo della mia credibilità, confesso di accettare come letteralmente vera) è un portale per il regno mitico.
Il mito della cospirazione di cui sto parlando qui, tuttavia, è molto più grande di questi esempi specifici: è che il mondo come lo conosciamo è il risultato di un complotto, che ha i suoi Illuminati o controllori come divinità malvagie. Per coloro che ci credono, diventa un discorso totalizzante che getta ogni evento all’interno di questi termini.
Si tratta di un mito con un pedigree illustre, che risale almeno al tempo degli gnostici del I secolo. Gli gnostici credevano che un malvagio demiurgo avesse creato il mondo materiale da un’essenza divina preesistente. Creando il mondo a immagine della propria distorsione, egli immagina di essere il suo vero dio e sovrano.
Non è necessario crederci letteralmente, né credere letteralmente in un’accolita malvagia che controlla il mondo, per ricavare delle intuizioni da questo mito, l’intuizione sull’arroganza dei potenti, ad esempio, o sulla natura della distorsione che colora il mondo della nostra esperienza.
Che cos’è che rende la stragrande maggioranza dell’umanità conforme ad un sistema che spinge la Terra e l’umanità alla rovina? Quale potere ci tiene in pugno? Non sono solo i teorici del complotto ad essere prigionieri di una mitologia. Anche la società in generale lo è. La chiamo mitologia della Separazione: io separato da te, la materia separata dallo spirito, l’umano separata dalla natura. Ci tiene come dei sé divisi e separati in un universo oggettivo di forza e massa, atomi e vuoto. Poiché siamo (in questo mito) separati dalle altre persone e dalla natura, dobbiamo vincere sui nostri concorrenti e dominare la natura. Il progresso, quindi, consiste nell’aumentare la nostra capacità di controllare l’Altro. Il mito racconta la storia umana come un’ascesa da un trionfo all’altro, dal fuoco dell’addomesticamento, all’industria, alla tecnologia dell’informazione, all’ingegneria genetica ed alle scienze sociali, promettendo un futuro paradiso di controllo. Lo stesso mito motiva la conquista e la rovina della natura, organizzando la società per trasformare l’intero pianeta in denaro… non c’è bisogno di nessun complotto.
La mitologia della Separazione è ciò che genera quello che ho definito ne “L’Incoronazione” come una “inclinazione della civiltà” verso il controllo. La soluzione modello è, di fronte a qualsiasi problema, trovare il modo per controllare – mettere in quarantena, tracciare, imprigionare, isolare, dominare, o uccidere. Se il controllo fallisce, un maggior controllo lo risolverà. Per raggiungere un paradiso sociale e materiale, controllare qualsiasi cosa, tracciare ogni movimento, monitorare ogni parola, registrare ogni transazione. Allora ci potrà essere non più crimine, non più infezione, non più disinformazione. Quando l’intera classe dirigente accetta questa formula e questa visione, agiranno in naturale accordo per incrementare il loro controllo. È tutto per il bene più grande. Quando anche il pubblico lo accetterà, non resisteranno. Questo non è un complotto sebbene possa certamente sembrarlo. Questa è una terza verità all’interno del mito del complotto. Effettivamente gli eventi sono orchestrati nella direzione di un controllo sempre maggiore, soltanto che il potere orchestrate è esso stesso uno spirito del tempo, un’ideologia…un mito.
Un Complotto Senza Cospiratori
Non scartiamo il mito del complotto solo come un mito. Non soltanto è un’importante diagnosi psicosociale, ma rivela ciò che sarebbe altrimenti difficile vedere dalla mitologia ufficiale nella quale le principali istituzioni della società, sebbene difettose, ci stanno guidando sempre più vicino ad un paradiso altamente tecnologico. Questo mito dominante ci acceca sui punti dati dai teorici del complotto che li reclutano per le loro narrazioni. Questi potrebbero includere cose come l’acquisizione di normative nelle industrie farmaceutiche, conflitti di interesse all’interno delle organizzazioni della sanità pubblica, la dubbiosa efficacia delle mascherine, il tasso di mortalità di gran lunga inferiore a quello pubblicizzato, la supremazia totalitaria, la discutibile utilità del coprifuoco, le perplessità riguardo le frequenze non ionizzanti delle radiazioni elettromagnetiche, i benefici dei metodi naturali e olistici per rafforzare il sistema immunitario, la teoria del bio terreno, i pericoli della censura in nome della lotta alla disinformazione, e così via. Sarebbe bello se si potessero sollevare i numerosi punti validi e le domande lecite che la narrativa alternativa del Covid porta alla luce senza essere classificati come teorici della cospirazione di destra.
L’intera frase “teorico della cospirazione di destra” è un po’ strana, dato che tradizionalmente è la Sinistra che è stata più attenta a notare la propensione dei potenti ad abusare del loro potere. Tradizionalmente, è la Sinistra che è sospettata di interessi corporativi, che ci spinge a metterne in dubbio l’autorità, e che è stata infatti la principale vittima di infiltrazioni e spionaggio governativo. Cinquant’anni fa, se qualcuno avesse detto, “C’è un programma segreto chiamato COINTELPRO che sta spiando i gruppi per i diritti civili e seminando divisione al loro interno con lettere diffamatorie e pettegolezzi inventati” quella sarebbe stata una teoria complottista secondo gli standard odierni. Ugualmente, 25 anni fa, con, ” C’è un programma segreto nel quale la CIA facilita la vendita di narcotici all’interno delle città americane e usa questo denaro per finanziare paramilitari di destra in Centro America”. Ugualmente con l’infiltrazione governativa di gruppi ambientalisti ed attivisti per la pace iniziata negli anni ’80. O più recentemente, l’infiltrazione del movimento Standing Rock. O il complotto decennale dell’industria immobiliare per contrassegnare quartieri e tenere lontano le persone di colore. Vista questa storia, perché all’improvviso la Sinistra sta esortando tutti a fidarsi dell’Uomo” — a fidarsi delle dichiarazioni delle industrie farmaceutiche ed organizzazioni farmaceutiche finanziate come la CDC e CHI? Perché c’è scetticismo verso queste istituzioni etichettate “di destra”? Non è come se solo i privilegiati fossero “infastiditi” dal coprifuoco. Sta devastando le vite di decine o centinaia di milioni del precariato globale. Il Programma Alimentare Mondiale UN sta avvertendo che entro la fine dell’anno, 260 milioni di persone affronteranno la carestia. La maggior parte sono le persone di colore in Africa ed Asia del sud. Si potrebbe affermare che limitare il dibattito a questioni di mortalità epidemiologica è di per sé una presa di posizione privilegiata che cancella la sofferenza di coloro che sono più emarginati tanto per cominciare.
La “Teoria del Complotto” è diventata un termine di invettiva politica, usato per screditare qualsiasi opinione che diverge dalle principali credenze. Sostanzialmente, qualsiasi critica alle istituzioni dominanti può essere classificata come teoria del complotto. Effettivamente c’è una perversa verità in questa calunnia. Ad esempio, se credi che il glifosato sia davvero pericoloso per la salute umana ed ecologica, allora, se sei coerente, devi anche credere che Bayer/Monsanto sta sopprimendo o ignorando quella informazione, e devi anche credere che il governo, i media, e le istituzioni scientifiche sono in un certo senso complici di quella soppressione. Altrimenti, perché non stiamo vedendo titoli in prima pagina sul NYT del tipo, “Informatore della Monsanto rivela i pericoli del glifosato”?
La soppressione dell’informazione può succedere senza deliberata orchestrazione. Nel corso della storia, isterie, mode intellettuali e deliri di massa sono andati e venuti spontaneamente. Questo è più misterioso di quanto la facile spiegazione del complotto ammetta. Un’inconscia coordinazione di azione può assomigliare molto ad un complotto, e il confine tra i due è sfocato. Considera la frode delle armi di distruzione di massa (WMD) che servì da pretesto per l’invasione dell’Iraq. Forse c’era gente nell’amministrazione Bush che deliberatamente utilizzò il falso documento “yellowcake” per chiamare alla guerra; forse volevano assolutamente credere che i documenti fossero autentici, forse pensarono, “Bene, questo è discutibile ma Saddam deve avere armi di distruzione di massa (WMD), e anche se non le avesse, le vuole, quindi il documento è fondamentalmente vero…” La gente crede facilmente a ciò che serve ai suoi interessi o corrisponde alla sua attuale visione del mondo.
In maniera simile, i media (mezzi di comunicazione) avevano bisogno di un piccolo incoraggiamento per cominciare a battere i tamburi di guerra. Sapevano già cosa fare, senza bisogno di ricevere istruzioni. Non penso che moltissimi giornalisti credettero davvero alla bugia delle armi di distruzione di massa (WMD). Finsero di crederci, perché subconsciamente, sapevano che era la narrativa dell’istituzione. Questo era quello che li avrebbe fatti riconoscere come giornalisti seri. Questo è quello che avrebbe dato loro accesso al potere. Questo è quello che avrebbe permesso loro di mantenere i loro lavori e avanzare nelle loro carriere. Ma soprattutto, finsero di credere perché chiunque altro stava fingendo di credere. È arduo andare contro lo spirito del tempo.
Lo scienziato britannico Rupert Sheldrake mi ha raccontato di quando ha tenuto un discorso a un gruppo di scienziati che stavano lavorando sul comportamento degli animali in una prestigiosa università britannica. Stava parlando delle sue ricerche sui cani che sanno quando i loro padroni tornano a casa, e di altri fenomeni telepatici negli animali domestici. Una sorta di educato silenzio ha accolto questo discorso. Ma nella pausa successiva tutti e sei gli scienziati più anziani e autorevoli che erano presenti al seminario sono andati da lui, uno alla volta, e quando erano sicuri che nessun altro li stesse ascoltando, gli hanno detto che avevano avuto esperienze di questo tipo con i loro animali, o che erano convinti che la telepatia fosse un fenomeno reale, ma che non potevano parlarne con i loro colleghi perché erano tutti troppo ordinari. Quando Sheldrake si è reso conto che tutti e sei gli avevano detto più o meno la stessa cosa, ha detto loro: “Perché non vi rivelate? Vi divertireste tutti molto di più!”. Mi ha detto che quando tiene un discorso in un’istituzione scientifica, quasi sempre ci sono scienziati che si avvicinano a lui dopo avergli detto che hanno avuto esperienze personali che li convincono della realtà dei fenomeni psichici o spirituali, ma che non possono discuterne con i loro colleghi per paura di essere considerati strani.
Questo non è un complotto deliberato per sopprimere i fenomeni psichici. Quei sei scienziati non si sono convocati in anticipo per decidere di sopprimere informazioni che sapevano essere reali. Si tengono le proprie opinioni per sé a causa delle norme della loro sottocultura, dei paradigmi di base che delimitano la scienza e della reale minaccia di danneggiare la loro carriera. La persecuzione e la calunnia dirette a Sheldrake stesso dimostrano cosa succede a uno scienziato che è schietto nel suo dissenso dalla realtà scientifica ufficiale. Quindi, potremmo ancora dire che un complotto è in atto, ma il suo autore è una cultura, un sistema e una storia.
Si tratta di questo, o di un programma cospirativo deliberato, di una spiegazione più soddisfacente delle tendenze apparentemente inesorabili (che non sono affatto iniziate con il Covid) verso la sorveglianza, il monitoraggio, il distanziamento, la fobia dei germi, l’ossessione per la sicurezza, la digitalizzazione e la trasformazione dell’intrattenimento, della ricreazione e della socialità in qualcosa da svolgere solo in ambienti chiusi? Se l’autore è realmente una mitologia e un sistema culturale, allora le teorie del complotto ci offrono un falso bersaglio, una distrazione. Il rimedio non può essere quello di esporre e smontare coloro che ci hanno imposto queste tendenze. Certo, ci sono molte persone che agiscono in maniera ingiusta nel nostro mondo, persone spietate che commettono atti atroci. Ma sono loro che hanno creato il sistema e la mitologia della Separazione, o semplicemente ne approfittano? Certamente queste persone dovrebbero essere fermate, ma se questa è l’unica cosa che facciamo, e lasciamo invariate le condizioni che le fanno crescere, combatteremo una guerra senza fine. Proprio come, nella teoria della bioterra, i germi sono sintomi e sfruttatori del tessuto malato, così le congreghe cospiratorie sono i sintomi e gli sfruttatori di una società malata: una società avvelenata dalla mentalità della guerra, della paura, della separazione e del controllo. È al di là del potere di chiunque di inventare questa profonda ideologia, il mito della separazione. I massoni, se esistono, non sono i suoi autori; è più vero dire che la mitologia è il loro autore. Non siamo noi a creare i nostri miti; sono loro che creano noi.
Da che parte stai?
Alla fine, non ho ancora detto se penso che il mito del complotto del Nuovo Ordine Mondiale sia vero o no. Beh, in realtà l’ho detto. Ho detto che è vero come mito, indipendentemente dalla sua corrispondenza con fatti verificabili. Ma allora i fatti? Dai, Charles, diccelo, c’è davvero un complotto dietro la questione del Covid o no? Ci deve essere un fatto oggettivo della questione. Le scie chimiche sono reali? Il SARS-COV2 è stato geneticamente pianificato? La radiazione a microonde proveniente dalle torri dei telefoni cellulari è un fatto? I vaccini introducono virus provenienti da colture cellulari animali nelle persone? Bill Gates sta orchestrando una presa di potere sotto forma di legge marziale medica? Un’élite luciferina governa il mondo? Vero o falso? Sì o no?
A questa domanda risponderei con un’altra: dato che non sono un esperto in nessuna di queste questioni, perché vuoi sapere cosa ne penso? Potrebbe essere per mettermi da una parte o dall’altra di una guerra dell’informazione? Allora saprai se è giusto godersi questo saggio, condividerlo o ascoltare i miei podcast. In una mentalità di “guerra tra noi e loro”, la cosa più importante è sapere da che parte sta qualcuno, per non dare aiuto e conforto al nemico.
Ah, Charles deve essere dall’altra parte! Perché ha creato una falsa equivalenza tra conoscenze scientifiche rispettabili, basate sull’evidenza e approvate dai colleghi da un lato, e squilibrate teorie cospiratorie dall’altro.
Ah, Charles deve essere dall’altra parte! Perché ha creato una falsa equivalenza tra propaganda di aziende/governi/Nuovo Ordine Mondiale da un lato, e coraggiosi informatori e dissidenti che rischiano la carriera per la verità dall’altro.
Riesci a vedere come può essere totalizzante la mentalità della guerra?
La mentalità della guerra satura la nostra società polarizzata, che considera il progresso come una conseguenza della vittoria: vittoria su un virus, sugli ignoranti, sulla sinistra, sulla destra, sulle élite psicopatiche, su Donald Trump, sulla supremazia bianca, sulle élite liberali… Ogni parte usa la stessa formula, e quella formula richiede un nemico. Quindi, obbligatoriamente, ci dividiamo in “noi” e “loro”, esaurendo il 99% delle nostre energie in un inutile tiro alla fune, senza mai sospettare che il vero potere malvagio possa essere la formula stessa.
Ciò non significa che in qualche modo bandiremo i conflitti dagli affari umani. È per mettere in discussione una mitologia, abbracciata da entrambe le parti, che concepisce ogni problema in termini di conflitto. Lotta e conflitto hanno il loro posto, ma sono possibili altre trame. Esistono altri percorsi per la guarigione e per la giustizia.
Una chiamata all’umiltà
Hai mai notato che gli eventi sembrano organizzarsi in modo tale da confermare la visione che hai del mondo? Bias di selezione e bias di conferma ne spiegano alcuni, ma penso che ci sia anche qualcosa di più strano al lavoro. Quando entriamo in uno stato di fede profonda o profonda paranoia, sembra che quegli stati attraggono eventi che li confermano. La realtà si organizza per abbinare le nostre storie. In un certo senso, questa è una cospirazione ma non quella perpetrata dall’umanità. Potrebbe essere una terza verità che nasconde il mito della cospirazione: la presenza di un’intelligenza organizzativa dietro agli eventi della nostra vita.
In nessun modo questo implica il nostrum della New Age secondo il quale le credenze creano la realtà. Piuttosto, è che realtà e credenza si costruiscono a vicenda, co-evolvendosi come un insieme coerente.
L’intima e misteriosa connessione tra il Mito e la realtà significa che la credenza non è mai realmente schiava del fatto.
Siamo sovrani dei fatti, il che non vuol dire i loro creatori. Essere il loro sovrano non equivale ad essere il loro tiranno, mancando loro di rispetto e dominandoli. Il saggio monarca presta attenzione ad un argomento indisciplinato, come un fatto che sfida la narrazione. Forse è semplicemente un piantagrane disturbato, come una semplice bugia, ma forse segnala disarmonia nel regno. Forse il regno non è più legittimo.
Forse il Mito non è più vero. Potrebbe anche essere che i violenti attacchi al dissenso da Covid, usando la teoria della cospirazione, segnalino l’infermità dei paradigmi ortodossi che cercano di sostenere.
Se fosse così, non significa che i paradigmi ortodossi siano tutti sbagliati. Passare da una certezza all’altra fa slittare la terra sacra dell’incertezza, del non sapere, dell’umiltà, in cui possono arrivare informazioni autenticamente nuove. Ciò che unisce gli esperti di tutte le persuasioni è la loro certezza. Chi è degno di fiducia? Alla fine, è la persona dotata di umiltà che riconosce quando ha sbagliato.
A coloro che respingono categoricamente qualsiasi informazione che mette seriamente in discussione la medicina convenzionale, le politiche di blocco, i vaccini, ecc., Chiederei: hai davvero bisogno di muri così alti attorno al tuo regno? Invece di bandire questi soggetti indisciplinati, non sarebbe meglio dare loro un pubblico?
Sarebbe così pericoloso un altro regno, guidato non dal tuo fedele ministro ma dai partigiani più intelligenti e accoglienti della controparte?
Se non hai interesse a passare le svariate ore che ci vorranno per assorbire le seguenti opinioni dissenzienti, va bene così. Preferirei anch’io essere nel mio giardino. Ma se sei un partigiano di questi problemi, che male farà visitare il territorio nemico? Normalmente i partigiani non lo fanno. Si basano sui rapporti dei propri leader sul nemico. Se sanno qualcosa delle opinioni di Robert F. Kennedy Jr. o Judy Mikovitz, è attraverso l’obiettivo di qualcuno che le sta sfatando.
Quindi ascolta Kennedy, o se preferisci solo MD, David Katz, Zach Bush o Christiane Northrup, Vorrei fare lo stesso invito a tutti coloro che rifiutano la visione convenzionale.
Trova i medici e gli scienziati mainstream più scrupolosi che puoi e tuffati nel loro mondo. Adotta l’atteggiamento di un ospite rispettoso, non di una spia ostile. Se lo fai, ti garantisco che incontrerai dati che sfidano qualsiasi narrativa con cui sei entrato in contatto finora. Lo splendore della virologia convenzionale, le meraviglie della chimica che hanno scoperto generazioni di scienziati, l’intelligenza e la sincerità della maggior parte di questi scienziati e il genuino altruismo degli operatori sanitari in prima linea che non hanno conflitti politici o finanziari di interesse alla faccia del grave rischio per se stessi, deve far parte di qualsiasi narrativa soddisfacente.
Dopo due mesi di ricerca ossessiva dell’uno, non ho ancora trovato una narrazione soddisfacente in grado di spiegare ognuno dei punti dati. Ciò non significa non agire perché, dopo tutto, la conoscenza non è mai certa.
Ma nel vortice delle narrazioni concorrenti e delle mitologie disgiunte sottostanti, possiamo cercare azioni che abbiano senso, indipendentemente da quale parte sia quella giusta. Possiamo cercare.
Possiamo cercare verità che il fumo e il clamore della battaglia nascondono. Possiamo mettere in discussione le ipotesi che entrambe le parti danno per scontate e porre domande che nessuna delle due parti sta ponendo. Non identificandosi con nessuna delle due parti, possiamo raccogliere conoscenze da entrambe. Generalizzando la società, portando tutte le voci, comprese quelle emarginate, possiamo costruire un consenso sociale più ampio e iniziare a curare la polarizzazione che sta scatenando e paralizzando la nostra società.